"Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e profondità e succhiare tutto il midollo della vita, sbaragliare tutto ciò che non era vita E non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto."
Henry David Thoreau
Una Casa nel Bosco
L'arca nel Bosco
L’Arca nel Bosco è un villino su due piani in bioedilizia immerso in un parco boschivo situato nei pressi del lago di Nemi (Castelli romani). Gli spazi interni – con la presenza di due salette, alcuni posti letto e l’uso della cucina – consentono lo svolgimento di laboratori residenziali per piccoli gruppi. L’ambiente circostante, giardino e bosco privati, si presta ad attività all’aperto a stretto contatto con la natura.
È possibile richiedere un preventivo per l’affitto dello spazio.
C’era una… villa
Può capitare che un sogno si areni prima ancora di diventare progetto. Cercavo una casa immersa nella natura, un posto da curare e coltivare con amore, un luogo da condividere a contatto con la terra e con gli amici. In un boschetto vicino al lago di Nemi, qualche anno fa, mi sembrò di riconoscere la possibilità di realizzare quel sogno. Un po’ l’ingenuità, molto la disonestà che a volte nella vita può capitare di incontrare, il sogno si è arenato. La casa c’è, quasi del tutto ristrutturata, con una bella serra bioclimatica e il suo terreno rigoglioso. Ma il bosco, che forse è un po’ incantato, la sta tenendo prigioniera a sé.
C’era una villa. Una villa in un bosco. Un imprenditore scoprì quel bosco e gli edifici dormienti, residuo di storie passate. Pensò di creare un progetto, per ristrutturarli e rivenderli come case private. Due architetti collaborarono ideando abitazioni bioclimatiche: la serra, i pannelli solari, il riscaldamento radiante...
Ci fu chi ripose fiducia nel progetto. Per esempio, io. Acquistai una delle case proposte. La ristrutturazione era completata, almeno così sembrava, almeno per quella casa comprata da me.
Il resto dei lavori nel parco, invece, indugiava. Le altre vendite non procedevano come l’imprenditore aveva sperato. Fin quando poi ci fu chi denunciò il cantiere, affermando che i criteri edilizi, vincolanti per quel luogo che è parco regionale, erano stati trasgrediti.
Pare che i tetti di alcune villette sforassero il limite consentito di 30 centimetri. Iniziarono le indagini. Il cantiere si fermò e tutto tornò al suo stato d’incantata sospensione
Tempo di attesa, di interrogatori, di testimonianze, di sopralluoghi.
Poi accadde che l’imprenditore si trovasse al centro di uno scandalo, un altro, di altro tipo: contrabbando di alcool, misure cautelari, arresti domiciliari, sequestri preventivi.
La società edilizia dichiarò fallimento. Nel frattempo, nella villa, mi accorsi che non tutto era stato davvero completato e che l’opera non era stata compiuta a regola d’arte. Di arte, anzi, c’era ben poco. Alcune rifiniture erano state lasciate in sospeso. E, cosa sconcertante, mancava del tutto la condotta di 250 metri che avrebbe dovuto allacciare l’immobile alla rete idrica. La casa si appoggiava ancora all’acqua di cantiere.
Ma il cantiere, di fatto, non c’era più. Il contesto fu lasciato a se stesso. I lavori interrotti a metà. Il viale che conduce al cancello d’ingresso ricominciò a essere investito di rami e cespugli. Nessuna illuminazione esterna, nessun collegamento citofonico.
Il bosco si riprese le case, fagocitandole fra rami e foglie, le piogge le affogarono di umidità. Iniziarono poi le intrusioni e una piccola villa accanto alla mia fu violata più volte. Le caldaie sparirono, i fili di rame e varie rifiniture divennero bottino di ignoti visitatori. L’imprenditore ora vive in Brasile. La mia casa è lì che ancora, nonostante tutto, resiste.
C’è un giardiniere che quell’ambiente lo cura. Tra tutte le case del parco, la mia è quella che ancora non è stata fagocitata dal bosco. Finalmente è spuntato il prato e i cespugli di ortensie si stanno radicando nel terreno.
L’alberello gracile di alloro, che mi salutava incerto qualche anno fa, è ora maturo e rigoglioso. Ogni autunno le castagne rivestono un terreno punteggiato di ciclamini colorati e in primavera i bulbi selvatici fioriscono in narcisi arancioni. I cinghiali a volte ravanano il terreno, con buona pace di Luli il giardiniere, e non è raro intravedere un gattino rosso che di soppiatto se ne va in avanscoperta.
L’energia di una persona sola può poco contro un processo di degenerazione. Cambiare polarità attraverso una visione più alta e più ampia: trascendere gli obiettivi individuali, in questo risiedeva il segreto. La condivisione dello spazio, il godimento comune del bosco, l’incontro, la ricerca da fare insieme. Offro la casa come Arca, come luogo di accoglienza e rigenerazione… come sede del Centro di Pedagogia dell’Espressione, traguardo e rilancio di un percorso antico e, in risonanza con la natura che ora circonda questo luogo, sempre vivo.